Tarsìe in panno

La tecnica sviluppata da Fortunato Depero per realizzare arazzi e cuscini. Piccolo vocabolario

Tarsìa

Il vocabolario Treccani non comprende (ancora) il panno nella sua voce "tarsìa":

tarsìa (raro tàrsia) s. f. [dall’arabo tarṣī῾, propr. «incrostazione»]. – L’arte dell’intarsio, la tecnica consistente nel comporre insieme tipi diversi di uno stesso materiale o materiali diversi (marmo, legno, pietre dure, pietre preziose, o anche rame, argento, tartaruga, madreperla, ecc.), tagliati secondo un determinato disegno, per formare una composizione decorativa: t. marmorea; t. lignea; pavimento a t. geometrica; maestro di t.; t. (o lavoro) alla certosina, v. certosino; lavorato di t., intarsiato: ha davanti un tavolinetto antico lavorato di t. (D’Azeglio). Anche l’opera eseguita con questa tecnica: le t. del pavimento del duomo di Siena; le t. lignee del coro di Monteoliveto; addossata allo stipo della Estense, con la testa appoggiata alle tarsìe (D’Annunzio).

Nel 1916 Fortunato Depero, che già usa abilmente il collage nei suoi progetti e negli esperimenti di "Teatro futurista sintetico", conosce Diaghilev, l’impresario dei "Balletti Russi", che gli commissiona la realizzazione delle scene e dei costumi plastici per "Il canto dell’usignolo" con musiche di Stravinskij e per "Il giardino zoologico" di Cangiullo, su musiche di Ravel. Depero crea il modello in scala delle scenografie ed i bozzetti per i costumi con collage di carte colorate ed acquista i materiali per realizzarli. Quei lavori si interrompono per vari contrattempi e a Depero rimangono le stoffe. Nel 2017 le usa inizialmente per dei "collage di stoffe colorate" su cartone poi, ospite nella villa a Capri di Gilbert Clavel, inventa le "tarsie in panno" sostituendo il cartone con un canovaccio e la colla con le cuciture. Messa a punto la tecnica il successo è immediato ed al ritorno a Rovereto viene aperto il primo laboratorio dove alcune aperaie con la guida della moglie Rosetta produrranno grandi arazzi, cuscini e tarsie da spedire in tutto il mondo.

Panno di lana - Feltro

Il vocabolario Treccani

feltro: féltro s. m. [dal germ. filtir; v. filtro1]. – 1. Falda compatta, dello spessore di qualche millimetro, costituita da fibre di lana, con o senza peli animali (di coniglio, castoro, lontra, ecc.), ottenuta con la pressatura e la follatura delle fibre cardate, che si agglomerano sotto l’azione del calore, dell’umidità e di eventuali sostanze aggiunte. Viene adoperato in sartoria, cappelleria, selleria, tappezzeria, per filtri, coperte, rivestimenti, ecc. 2. Nelle costruzioni navali, strato di tessuto, fitto e catramato, disposto tra lo scafo e la fodera di rame o zinco a coprire la parte immersa dello scafo stesso delle navi in legno, per difenderla dalle brume (oggi sono più comunemente impiegati speciali fogli di cartone catramato). 3. Pezza di feltro, o oggetto di feltro, spec. il cappello: portava un elegante f. Nell’industria dei cappelli si chiamano feltri le forme non ancora modellate.

Il panno è un "feltro" ottenuto (mal)trattando le fibre di lana. Oggi verrebbe denominato "tessuto-non-tessuto di origine naturale". Le fibre, sottoposte a sbalzi di temperatura e di umidità, opportunamente disposte, follate e rullate, da lisce diventano ruvide e crespate appunto "infeltrendo".

Arazzo

Sempre da Treccani:

arazzo s. m. [dal nome della città di Arras (nell’ital. ant. Arazzo), nella Francia settentr., che detenne il primato in quest’arte soprattutto nel sec. 15°]. – Opera decorativa destinata a essere appesa alle pareti di grandi sale, chiese e sim., costituita da uno speciale tessuto eseguito a mano con telai, per mezzo di fili di lana, di seta colorata, talvolta anche d’oro o d’argento, avvolti nell’ordito e costituenti una trama che forma un disegno, generalmente figurato, occupante tutta l’estensione del tessuto salvo il fregio, quando vi sia: a. fiamminghi, francesi, italiani; gli a. dei Gobelins; le manifatture di arazzi di Mantova, Milano, Firenze, Roma, Venezia; punto d’arazzo, punto a macchina che riproduce il tipo del tessuto d’arazzo.

NB: Le tarsìe in panno di Depero sono spesso impropriamente (anche in questo sito) definite "arazzi". Sebbene abbiano in comune la finalità, la tecnica dell'arazzo è una "tecnica tessile"; l'arazzo infatti viene realizzato intrecciando dei fili di trama con i fili dell'ordito tesi su un telaio (tipicamente verticale) [1] mentre le tarsìe sono realizzate cucendo tra loro (e su un canovaccio) delle "tessere" di stoffa (nel nostro caso tessere di panno di lana).

[1]vedi...